Lo Stucco a base calce

Lo stucco a Base Calce

Vitruvio Pollone, architetto e ingegnere romano del I secolo a.C., contemporaneo di Cesare e Cicerone,nei suoi libri "I Dieci dell'architettura"(libro VII,capo terzo) parlando di cornicioni scrive:

«...nè vi si deve mescolare gesso, ma farli tutti di una qualità, che sarebbe polvere di marmo...»

E  parlando dei muri:

«quei che son ben coperti e d'intonaco e di stucco, e d'una grossezza serrata, essendo replicamente lisciati, non solo si fanno nitidi, ma anche rappresentano chiare agli spettatori le immagini dipintevi...»

«Gli stuccatori Greci fanno i loro lavori duri, non solo perché fanno uso delle accennate regole, ma anche perché fanno da una mano d'uomini con pali pestare la calcina nel fosso, ove hanno già mescolata la calce con la rena, e non se ne servono, se non quando è stata così ben maneggiata»

Ancora Vitruvio nel capo quarto del libro VII descrive la preparazione del marmorino (stucco preparato con la polvere di marmo bianco e con calce spenta):

«Non in tutti i paesi si può avere la stessa specie di marmo: in certi luoghi infatti nascono certe zolle simili a quelle di sale con certi pezzettini trasparenti, e queste, pestate e macinate, sono di grande uso per gli intonaci e per le cornici. Dove poi non si trovano queste, si pestano dentro mortai di ferro quei pezzetti che vogliam dire schegge, che cadono nel lavorare i marmi, e si stacciano, cioè si cernono con i crivelli. Staciate riescono di tre specie: la parte più granosa serve, come s'é detto sopra, con la calce per il primo intonaco, la seconda per il secondo, e il terzo per la polvere sottile. Fatti questi strati e lisciati con diligenza gli intonaci, bisogna pensare ai colori.»