L'antica definizione di Stucco

L'antica definizione di Stucco

Scrive Giorgio Vasari (Pittore, architetto e scrittore d'arte,Arezzo 1511- Firenze 1574) riguardo a Giovanni da Udine, il grande artista allievo di Raffaello, maestro stuccatore, specialista della decorazione a "grottesche":

«finalmente fatto pestare scaglie del più bianco marmo che si trovasse, ridottolo in polvere sottile e stacciatolo, lo mescolò con calcina di travertino bianco, trovò che così veniva fatto senza dubbio niuno il vero stucco antico con tutte quelle parti che in quello aveva desiderato»
(Travertino: roccia calcarea derivante dal deposito delle acque ricche di bicarbonato di calcio solubile che si trasforma in carbonato insolubile.)

Ancora Giorgio Vasari descrive la composizione dello stucco romano:

«si fa in mortaio di pietra pestare la scaglia di marmo; n'é si toglie per quell'altro che la calce che sia bianca, fatta o di scaglia di marmo o di travertino; et in cambio di rena si piglia in marmo pesto e si staccia sottilmente ed impastasi con la calce, mettendo due terzi calce et un terzo marmo pesto, e se ne fa del più grosso e sottile, secondo che si vuol lavorare grossamente o sottilmente»

In Vitruvio e Plinio, stucco è definito "albarium opus o albarium".
Letteralmente significa: il bianco, cioè stucco, intonaco.

E' interessante far notare che lo stucco era propriamente bianco, derivante da un impasto di calce spenta e polvere bianca di marmo o di pietra. Dare il "bianco" significava allora intonacarli con lo stucco (marmorino bianco). Presso i Romani infatti la colorazione dell'intonaco avveniva per lo più a fresco e non nell'impasto, cosa che si farà ampiamente dal XVIII secolo.